- Marco Sant
Hellblade: Senua’s Sacrifice - Raccontare una storia attraverso il suono
Aggiornamento: 9 mag 2021

Ci sono momenti all’interno dei videogiochi che ricordo con profonda nostalgia, come i primi passi all’interno di Majula (Dark Souls 2) o la prima sequenza di The Last of Us, per citare alcuni tra i titoli più celebri degli ultimi anni.
Con il passare degli anni e l’espansione del settore videoludico, l’evolversi della tecnologia permette agli sviluppatori di videogiochi di sperimentare nuove idee raggiungendo confini mai nemmeno considerati prima. I grandi studi non si limitano più a creare prodotti d’intrattenimento, ma i più coraggiosi intraprendono un viaggio alla scoperta di emozioni che mai, prima d’ora, nessun altro media era riuscito ad evocare nell’utente finale.
Nel 2017, durante la cutscene iniziale di Hellblade: Senua’s Sacrifice, capii che le successive ore passate a giocare al capolavoro di Ninja Theory mi avrebbero lasciato un segno indelebile.
È di un grande studio che stiamo parlando. Grandi mezzi a disposizione, ampi fondi, talento e talvolta grande esperienza. Facile realizzare un prodotto di altissima qualità! Giusto?
Sbagliato. Ninja Theory ha sviluppato Hellblade con un team di circa 20 persone, raggiungendo comunque un livello qualitativo degno di uno studio AAA. Ma, per la mia esperienza, posso dire che pochi dei titoli realizzati da grandi colossi riescono a catapultare il giocatore all’interno dell’esperienza così velocemente, con questa forza e riuscire a mantenerla fino alla fine dell’avventura.
In Hellblade, il giocatore veste i panni di Senua, una guerriera pitta la cui missione è raggiungere l’Helheim, il regno dei morti nella mitologia norrena, un mondo inospitale per i comuni esseri mortali. I primi minuti del gioco li passiamo ad avanzare mentre Senua respira terrorizzata senza incontrare anima viva o morta. Eppure, la minaccia sembra incombente, pronta a ingoiarci in un baratro di oscurità. Senua è in missione per chiedere alla dea Hela di restituirle il suo amato Dillion, morto ingiustamente durante un’incursione norrena.
La questione è molto più drammatica, ma siccome la storia è uno dei punti forti di questo titolo, voglio evitare spoiler importanti.
Una trama semplice, diretta, che viene raccontata attraverso pura emozione e una protagonista fenomenale: Senua, la nostra eroina, è affetta da una gravissima forma di psicosi che le causa continue e invadenti allucinazioni, tra cui “le voci”. Senua è costantemente accompagnata nel suo viaggio da un’incessante e collettivo “vociare” che chiama Furie, che parlano rispondendo al suo stato d’animo, adattandosi a ciò che la ragazza vede e a ciò che il giocatore deve fare per continuare nell’avventura.
Ninja Theory, che nel documentario accessibile direttamente dal menù principale del gioco racconta l’approfondito lavoro di ricerca sulla mitologia norrena e sul popolo di Senua, ha dovuto indagare questa malattia così profondamente da riuscire a rappresentarla non solo graficamente, ma attraverso i suoni.
La malattia di Senua è percepibile durante tutta la partita. Giocare indossando delle cuffie regala emozioni davvero uniche ed estremamente forti.
Il comparto che più di tutti incide sull’esperienza del giocatore e sulla sua immedesimazione nella protagonista, tuttavia, è quello audio.
Ninja Theory ha collaborato con studiosi dell'Università di Cambridge e pazienti affetti da diverse tipologie di psicosi allo scopo di trascinare il giocatore nella mente caotica di Senua e renderlo protagonista del suo viaggio. La forza di questo livello d’immedesimazione è pura del videogioco, che in qualunque altra forma avrebbe fallito nel raccontare la stessa esperienza.
Nessun film è in grado di fare una cosa del genere, data la mancanza di interattività, ne tantomeno un libro proprio perché manca la componente sonora.

Oltre all’ambientazione onirica che il giocatore deve attraversare per compiere la sua missione, la tragicità dell’azione viene amplificata dalla consapevolezza, ottenuta durante la prima fase di gioco, che se si fallisce troppo spesso si perderà per sempre, dovendo ricominciare da capo.
SPOILER: in questo articolo si tratta la questione del permadeath di Hellblade, ma se non hai ancora giocato a questo gioco PROSEGUI, SENZA APRIRE IL LINK.
Il comparto che più di tutti incide sull’esperienza del giocatore e sulla sua immedesimazione nella protagonista, tuttavia, è quello audio.
Tutto il comparto sonoro di Hellblade è stato sviluppato utilizzando un sistema di campionamento binaurale 3D, che può essere descritto così: un metodo di registrazione del suono che prevede l’utilizzo di due microfoni, posizionati su un unico sostegno e in direzione divergente tra di loro, in modo tale da poter ricreare uno spazio tridimensionale per l’ascoltatore come se fosse nello stesso luogo e nel momento in cui questi suoni sono registrati.
Questa tecnica ha permesso di immergere completamente il giocatore nella mente di Senua, creando uno spazio sonoro avvolgente a 360 gradi in grado di coinvolgere a pieno il giocatore.
Ninja Theory non è quindi soltanto riuscita a creare un’esperienza di gioco senza precedenti, ma a innovare il settore videoludico portando sul mercato un’esperienza mai vista prima.
Parlando più approfonditamente della psicosi di Senua, chi sono le voci e che ruolo hanno?
Le voci che sentiamo si alterano costantemente: a volte danno indizi e suggerimenti, altre tentano di fermare Seua, scoraggiandola a proseguire. Spesso, le voci sono in contrasto tra loro, divise tra l’aiutare la povera ragazza e lo schernirla; a volte tentano di compatirla, altre di metterla in guardia.
Durante i combattimenti le voci aiutano il giocatore a capire da quale direzione arrivano gli attacchi e nelle sezioni esplorative, permettono di trovare la strada per proseguire. L’intera storia è raccontata attraverso il rapporto tra Senua e le voci, che stimolano il giocatore a chiedersi spesso se quello che sentiamo sia reale oppure frutto di un’allucinazione della mente della protagonista.
L’effetto è talmente genuino che, nel corso del viaggio, è impossibile sentirsi esclusi dalla narrazione, con effetti incredibili sullo spettro emozionale del giocatore.
Ogni minuto passato nei panni di Senua è talmente pesante da risultare quasi frustrante.
Il viaggio di Senua non è molto lungo. Un playthrough dura in media 8 ore circa, ma ogni singolo minuto è così forte da rappresentare una delle esperienze di gioco più intense e complesse che abbia mai vissuto. Arrivare in fondo regala emozioni catartiche come nessun altro gioco è in grado di fare e superare un combattimento è tanto gratificante quanto liberatorio.

Altro importantissimo aspetto del sound design di Hellblade è che gli sviluppatori non solo hanno realizzato anche qualsiasi suono ambientale con il campionamento binaurale, ma hanno sfruttato l'effetto McGurk, che spiegato brevemente corrisponde a un “fenomeno percettivo che dimostra l’interazione tra l’udito e la vista nel riconoscimento di un singolo fonema o di una parola”.
Un esempio dell’effetto McGurk: https://astrolablog.it/effetto-mcgurk/
Tradotto in gioco, Ninja Theory ha abilmente collegato gli scenari e il suono da questi prodotto, creando spesso un effetto illusorio e andando a incidere ancora di più sul farci sentire parte del caos mentale di Senua. Ogni suono è infatti supportato dalla distorsione della luce e delle immagini di gioco, a testimonianza della situazione mentale di Senua e del mondo di terrore in cui si sta avventurando.
Una dimostrazione del fatto che anche altri sensi partecipano all'ascolto dei suoni, e che quindi la nostra percezione della realtà può essere modificata da molte variabili. Non a caso, tutti i puzzle del gioco si basano proprio sulla percezione della realtà stessa, di ciò che vediamo e di ciò che effettivamente È.
Hellblade: Senua’s Sacrifice, è un’opera d’arte. La condivisione tra l’emotività del giocatore e quella della protagonista sono così profonde da permettere al primo di vivere, letteralmente, ogni secondo passato a Helheim.
Ogni combattimento, ogni paura, ogni allucinazione è una scarica nel corpo dell’utente che nessun altro gioco è mai riuscito a trasmettere.
Ninja Theory non è quindi soltanto riuscita a creare un’esperienza di gioco senza precedenti, ma a innovare il settore videoludico portando sul mercato un’esperienza mai vista prima.
E tutto grazie, prima di ogni singolo dettaglio del gioco, al sound design.
E ora? Ora aspettiamo Hellblade 2, mentre il team di Ninja Theory lavora ad altre IP sperimentali come Project: Mara, che come afferma Tameem Antoniades, co-founder e responsabile creativo di Ninja Theory, sarà una rappresentazione fondata sul terrore psicologico.